
Separazione e divorzio: da dove comincio? Sfatiamo qualche mito con l’Avvocata Alice Burigo
Oggi ho il piacere di presentarvi per la prima volta una delle professioniste che ha aderito al progetto proprio nei primi minuti, l’avvocata Alice Burigo, e parliamo di un argomento che è particolarmente intricato, perché non ha solo ripercussioni giuridiche o patrimoniali, ma perché solitamente viene vissuto proprio in un ambito emotivo molto particolare.
Oggi parliamo di separazione. Perché dedicare una puntata del podcast proprio alla separazione? Perché vorrei evidenziare alcuni effetti che vengono addirittura anticipati rispetto al divorzio. Nel pensare comune si parla di separazione come un momento di sospensione del matrimonio, senza pensare che ci siano già dei risvolti invece importanti dal punto di vista giuridico e patrimoniale. Oggi invece li vedremo insieme.
Vorrei cominciare affrontando un po’ quelli che sono i pregiudizi e le false credenze sulla separazione. Quali sono, secondo te, in base alla tua esperienza, i luoghi comuni che più mettono in difficoltà le donne che affrontano questo percorso di crisi del loro matrimonio?
Ci sono diversi pregiudizi, molto spesso la donna che viene da me per procedere con la separazione ne ha molti di questi dubbi e quindi una delle prime domande che mi viene in genere rivolta è: “ma mio marito mi ha detto che io non lavoro, quindi mi tolgono i figli”. Questa è già una cosa estremamente pesante da sentire e che molto spesso poi limita le decisioni di queste donne, possiamo anche definirlo una forma di violenza. In realtà, appunto, bisogna, una volta che si è presa la decisione di separarsi, fermarsi un attimo e fare una consulenza come si deve, in modo tale da sfatare proprio questi pregiudizi.
E da lì in poi lavorare per arrivare a un ricorso per separazione, possibilmente consensuale, con il coniuge o giudiziale. Ma nei casi estremi bisogna lavorarci prima. Non bisogna arrivare impreparati a questo momento, che è estremamente delicato e, come giustamente sottolineato non solo dal punto di vista giuridico, perché le sfaccettature sono tantissime, ma anche dal punto di vista ovviamente emotivo, relazionale e di una nuova svolta nella vita delle donne che affrontano questo percorso di separazione. Quindi bisogna arrivare preparati. E un’altra cosa che ci tengo a evidenziare è che, appunto, una consulenza mirata è fondamentale proprio per sfatare questi pensieri negativi che invece magari hanno delle delle risoluzioni, delle possibilità di essere risolti attraverso la normativa. Che comunque tutelano il percorso che una donna decide di intraprendere.
In coppia spesso un tira e molla tra chi ottiene di più, ma non solo, molto spesso si cerca la soluzione su internet, l’amica, la sorella che si è già separata, un parente. In realtà, ogni separazione è a sé. Quindi è fondamentale che ogni donna prenda il coraggio di affrontare la situazione di crisi con consulenti adeguati sotto tanti profili, non semplicemente l’avvocato.
Può esserci anche lo psicologo, un consulente familiare o un consulente finanziario che affronti queste problematiche in maniera serena, adeguata e con risposte serie che però riguardano proprio quella coppia. Le generalizzazioni a priori sono sbagliate, perché creano i pregiudizi tipici di prima.
Anch’io nelle mie esperienze di consulenza proprio di donne che hanno affrontato questo tipo di problematica, ho incontrato tante volte poca consapevolezza su che cosa veramente per loro era importante ottenere.È importante questa fase di analisi ancora in fase di separazione, quando si capisce che la crisi è irreparabile. Non nascondete la polvere sotto il tappeto, affrontate la questione con consulenti specializzati che possono darvi dei consigli mirati. E da lì in poi costruire il percorso per arrivare a una separazione più adatta alle vostre esigenze.
Alcune donne arrivano da me e mi parlano di questo percorso e vanno via dritte su alcuni suoi passaggi. Per esempio, uno di quelli più classici è che se lui ha un reddito migliore del mio automaticamente dovrà mantenermi. In realtà la questione è molto complessa e va affrontata in ogni singola coppia. La donna ha rinunciato alla crescita professionale perché è stato così deciso dalla coppia in un progetto di vita comune? Tu stai a casa, segui i figli e io mi occupo del lavoro e porto a casa lo stipendio? Quindi da un certo punto di vista la donna si aspetta che in futuro, anche quello dopo la separazione, sia il marito a mantenere non solo i figli, ma anche quella che a tutti gli effetti è ancora moglie, perché di fatto, diventa ex moglie con il divorzio. Allora, da un certo punto di vista, c’è una tutela nei confronti della donna che ha sacrificato la sua vita per il bene familiare e in alcune occasioni ci può essere che il marito, oltre a versare un assegno di mantenimento per i figli, versi effettivamente un assegno di mantenimento per la moglie.
Più però i bambini hanno un’età scolare avanzata, più la donna è giovane e ha la possibilità di reinserirsi nuovamente nel mondo del lavoro e più le maniche per ottenere un assegno di mantenimento diventano più strette. A livello generale italiano sia nello specifico del Tribunale di Belluno, c’è questa tendenza a dire per la donna giovane, che può ricollocarsi in base ai suoi strumenti e alle sue competenze acquisite con l’istruzione. Se può ricollocarsi nel mondo del lavoro deve farlo. Leggevo proprio nelle scorse settimane del caso di una avvocata, cioè di una laureata in giurisprudenza, che attorno ai 50 anni è arrivata alla separazione dal marito e il giudice le ha detto che non aveva bisogno di un assegno di mantenimento perché aveva tutte le capacità di introdursi nel mondo del lavoro. Oopinabile, perché una laureata in giurisprudenza che per 25 anni è lontana dai tribunali bisogna vedere poi se effettivamente ha la possibilità di fare l’impiego per il quale ha studiato. Probabilmente potrà trovare un lavoro, ma è difficile.
Pensiamo anche ad altri casi di donne straniere che si separano e non hanno a loro vantaggio la lingua, per esempio. Quindi collocarle nel mondo del lavoro diventa ancora più difficoltoso o, appunto, a donne che hanno invece bambini, magari anche un po ‘più grandi ma con problematiche molto serie di salute, ce ne sono tante e anche lì è difficile stabilire quale sia il limite. La donna può effettivamente ricollocarsi togliendo spazio al figlio disabile. O invece proprio questa disabilità la costringe ad orari non compatibili con un lavoro. Quindi proprio ogni situazione va valutata a sé. Ci sono dei casi in cui assolutamente la donna ha diritto al mantenimento da parte del marito, che è parametrato su diversi criteri. Non è venuto meno del tutto in sede di separazione il tenore di vita, nonostante se ne sia parlato tanto. Vanno parametrati dei criteri e un altro dei parametri è anche il reddito e la disparità di reddito. L’assistenza che viene fatta dall’uno all’altro coniuge in relazione ai figli. Vi sono diversi parametri da valutare per poter dire se c’è questo diritto all’assegno di mantenimento. C’è un algoritmo dove intervengono diversi fattori e il giudice può valutare cosa è il caso specifico. Quindi un consiglio che chiediamo sicuramente è quello di non prendere le soluzioni che leggiamo sui giornali o che leggiamo su Google come soluzioni che possono andare bene automaticamente per noi, anche se la storia che è alle spalle di quella sentenza sembra simile alla nostra.
Parliamo un po’ del patrimonio che la coppia nel corso della sua durata ha messo da parte. Comunione o separazione dei beni come funzionano al momento della separazione?
Se la coppia ha scelto al momento del matrimonio la separazione dei beni la comunione dei beni, tutto ciò che è stato acquistato nel corso del matrimonio è in comproprietà, diciamo di entrambi. Con la separazione questa comunione si interrompe. Per cui tutto ciò che viene invece acquistato in un momento successivo rispetto alla sentenza di separazione o decreto di omologa della separazione, da quel momento in poi ognuno acquista per sé. Non è più in automatico della coppia.
Ci sono poi delle eccezioni, perché può essere che una determinata casa venga acquistata con proventi solo del marito o solo della moglie. E il giorno del rogito partecipa l’altra persona e dice appunto che i soldi che sono stati utilizzati per l’acquisto di quel cespite effettivamente sono solo della persona che in catasto risulta essere il titolare del bene. Quindi può succedere che il marito compri una casa. La moglie partecipa al l’atto, confermando la sua presenza a ciò che dice marito. Cioè ho acquistato questa casa solo con proventi miei. Quindi attenzione quando si partecipa ai rogiti, perché magari si pensa di partecipare come parte attiva invece poi si scopre che non è così.
Anche sulla questione patrimoniale ci sarebbe da discutere tanto e discutere in realtà in corso di matrimonio. Non nel momento della crisi. Serve trovarsi prima con delle consulenze adeguate, assolutamente prima di fare delle firme che possono essere sull’acquisto dell’immobile o molto spesso in banca, come fidejussioni con le famiglie.
Tante volte le donne arrivano da me quando stanno già trattando il divorzio e fino a quel momento hanno mantenuto rapporti di conto corrente. Risparmi in cointestazione col marito. In questo caso non è forse meglio arrivare al momento del divorzio con tutta una serie di ragionamenti di coppia? Fatti prima?
In Italia prima ci si separa e poi, trascorsi sei mesi dalla separazione, si può divorziare. Ma nel momento in cui c’è la crisi di coppia e quindi si decide di separarsi già lì, a mio parere dovrebbe essere affrontato ogni tema relativo alla famiglia e quindi, quando intendo ogni tema, non solo la gestione dei figli, che è fondamentale, dovrebbe essere sempre la prima cosa da affrontare. Prima gli aspetti economici, quindi si affronta la gestione dei figli, si affronta il mantenimento dei figli, si affronta il mantenimento e l’eventuale mantenimento della moglie. Ma poi, in fase di separazione già si dovrebbero prendere in esame altri aspetti che sono il parco macchine, chi tiene l’una, chi tiene l’altra. Se sono invece magari tutte e due intestate alla moglie, in genere lo si fa per alcune agevolazioni anche dal punto di vista dell’assicurazione. Il passaggio di proprietà chi lo paga di una delle auto al marito o viceversa, può essere che le auto siano intestate all’azienda del marito. Quindi ci sono anche queste cose da affrontare e, al contempo, secondo me dovrebbe essere affrontata già lì la questione dei conti correnti e quindi dei risparmi. Siamo in comunione di beni e si divide al 50%. Non si sta neanche a discutere di questa cosa. Molto spesso, però, non è così, perché avvengono fatti in procinto di separarsi prelevamenti molto importanti, bonifici molto importanti dall’uno o dall’altro e questo va a togliere l’equilibrio. Quindi, anche sul fronte dei conti correnti bisogna ragionarci assolutamente al momento della separazione. Ma, come ho accennato prima, per i rogiti bisognerebbe pensarci un po’ prima.
La separazione è un lungo percorso. Non è che la sera decide di separarsi e la mattina si va dall’avvocato e si pretende magari che nel giro di dieci giorni si faccia la separazione. Il ricorso per separazione, insomma, dovrebbe essere un percorso un po’ più avveduto.
Quando parlo con le coppie, anche le giovani appena create per parlare proprio di questo e per cercare di definire dei limiti di autonomia e indipendenza nella gestione delle proprie risorse economiche, dico meglio pensarci quando ci si va d’accordo. Io sono sui conti cointestati ho sempre qualche dubbio.
Principalmente perché la coppia è formata da due persone, due persone che devono mantenere la loro autonomia e indipendenza per una parte del loro patrimonio, penso che questo sia importante.
Affrontiamo ora un altro argomento che è particolarmente spinoso: la casa. Qui penso che sia una casistica notevole. Ci si cointesta il mutuo e magari la casa invece è intestata solo al marito, oppure la moglie firma una garanzia. Questo per riuscire ad ottenere il mutuo.
Come viene regolata poi questa relazione di debito che una donna si accolla?
Piuttosto frequente è che la casa sia intestata a solo al marito, che magari ha avuto effettivamente anche la possibilità di mettere per l’acquisto della stessa uno “zoccolo”, diciamo così, di soldi, una somma di denaro. Poi per il resto ho fatto un mutuo. Poi però, perché la banca vuole tutelarsi al 100%, la donna, magari ha prestato la fideiussione.
Il rapporto con la banca è un rapporto con la banca, quindi nel momento in cui si firma una fideiussione non lo si deve mai fare con leggerezza e bisogna effettivamente essere consapevoli che si garantisce il debito di qualcun altro, anche se questo qualcun altro è nostro marito. Quindi, finché le cose vanno bene il disegno è perfetto. Nel momento invece in cui subentra appunto la crisi coniugale, quella fideiussione che prima si è prestata con tanta leggerezza può diventare un mattone.
Non è facile da togliere, è estremamente difficile. Quindi anche su questa firma secondo me occorre ragionarci bene prima di farla.
Bene, abbiamo capito tutti su quante questioni ci sono da affrontare a tavolino.
Non bisogna avere paura di affrontarle. C’è la possibilità, ci sono gli strumenti per affrontarle. Non si deve aver paura di affrontare questi aspetti.
Tante hanno paura di affrontare il divorzio o la separazione per le spese legali. Perché appunto, magari facendo le casalinghe con un part time o avendo sempre messo il proprio denaro nel conto della famiglia, non hanno delle risorse per pagarsi l’avvocato.
È un altro di quei pregiudizi che dicevamo all’inizio del nostro incontro. E anche questo va un po sfatato. Nel senso che se una donna non ha reddito esiste l’istituto del gratuito patrocinio, cioè la possibilità di presentare una domanda. Ma in questo caso la domanda viene presentata al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati che valuta la situazione. E se non c’è reddito e in questo caso non viene cumulato il reddito del marito dal quale devo separarmi perché se no non avrebbe senso? Io non ho reddito, indico questa situazione e quindi a quel punto le spese legali vengono pagate dallo Stato. Quindi anche affrontare una separazione, un divorzio non deve essere a priori una preoccupazione sotto questo fronte.
Il messaggio più importante che ci hai dato oggi è quello di non fermarsi ai pregiudizi, sia quelli particolarmente favorevoli e brillanti che a quelli invece che non ci permettono di pensare alla possibilità di liberarci da una relazione che non ci sta più bene, che non funziona. È necessario fare un’analisi accurata di tanti aspetti. Non ci sono solo i figli, quelli sicuramente vengono prima di tutto. Non ci sono solamente i conti correnti, le case, ma tutte le cose devono essere messe insieme e valutate insieme, in modo da arrivare a una soluzione che poi sia esaustiva. Una sorta di puzzle.